INTERVISTA - VICE mag - Marzo 2015
1) Cosa pensi del gesto di Blu di
cancellare le sue opere a Bologna?
Io non sono Blu e non sono di Bologna
quindi non conosco bene la situazione e non posso giudicare quello
che ha fatto. In oltre io sono un artista completamente diverso, non
ho mai parlato di politica e non ho mai dipinto per una qualche idea
di riqualificazione urbana, ho sempre dipinto per una mia ricerca
personale e nel caso dei miei lavori murali per un'interesse che ho
per l'interazione tra arte e spazio pubblico. La situazione di
Bologna vista da fuori mi è sempre sembrata molto più ricca
culturalmente e più amichevole di quella da cui provengo io ma in
questo periodo l'atmosfera si è fatta abbastanza insostenibile
specialmente con i famosi “strappi” che riguardavano appunto Blu.
Io non so se prima lo avessero contattato e se ci fosse stata una
discussione. Dato un certo gusto nichilista che possiedo ho
apprezzato il gesto iconoclasta verso se stesso di Blu, davvero
potentente a livello mediatico nell'epoca di facebook. Come gesto
proprio di Blu come artista pubblico che conoscevo però non l'ho
capito tanto, devo essere onesto.
2) Gli organizzatori della mostra a Bologna sostengono di non trarre alcun profitto, e sottolineano di aver "salvato" le opere dal deterioramento. Come commenti questa affermazione?
Blu è ancora vivo e vegeto quindi
la cosa più semplice da fare era chiedere a Blu se voleva che
qualcuno “salvasse” i suoi lavori o di farne uno appositamente.
Se Blu non era d'accordo allora credo fosse ragionevole lasciare le
sue opere dove stavano. Ma questo non lo so. Bisogna anche dire che
chiunque lavori in ambito pubblico, in modo non commissionato almeno,
sa che una volta messo un lavoro per strada questo vive di vita
proprio in balia degli eventi. Credo sia per questo che la maggior
parte degli artisti lavora in studio.
3) Le mostre sulla street art (non quelle organizzate da chi la street art la fa, per intenderci) non sono una novità, ma dentro un museo quella street art cosa diventa? Come cambia il significato?
La parola street-art è formata da
due parole: strada e arte, io non la amo molto, comunque se da questa
togli street rimane solo art. Allora se entri dentro ad un museo devi
confrontarti con vari millenni di arte, tutto diventa più
complicato. Fare un gattino a stencil potrebbe non funzionare,
purtroppo! Molti dicono che portare l'arte in un museo sia come
portare una tigre allo zoo, per me questa è una cazzata. A volte lo
stesso lavoro che in strada aveva una certa forza, in un museo non
funziona perchè l'artista non ha tenuto conto del contesto. Oppure
perchè un lavoro pittorico in un museo non funziona e allora bisogna
usare la fotografia, o il video o altro. Oppure l'artista
semplicemente non ha interesse a lavorare in un museo (non è un
obbligo), o ancora l'artista non è così bravo come
superficialmente poteva sembrare.
4) Da una parte ci sono le multe per i "muri imbrattati" e l'ideologia del decoro, dall'altra sempre più spesso si parla di progetti di street art patrocinati da comuni e istituzioni. Secondo te ha senso di esistere una street art "istituzionalizzata", contrapposta alla prima? O si tratta solo di commercializzazione?
Guarda quando da ragazzino facevo le
tag, non lo facevo perchè pensavo che arricchissero i muri della mia
città o perchè stessero bene. Ero un disadattato, come lo sono
tuttora, e volevo vedere il mio nome, con il mio stile certo, in
giro. Questo non è di certo un atto libertario o democratico: se un
signore vuole dipingere la sua casa di giallo e io gli scrivo 108
sopra, sono io lo stronzo. E la cosa non cambia se gli facessi un
ritratto di una bellissima ragazza o un gattino. Se lui vuole il muro
giallo ha ragione lui e io ho torto. Per questo esistono le multe.
Stessa cosa con i festival: capisco bene quando qualcuno si lamenta
di quello che ho fatto, perchè dovrebbe essere obbligato a vedere il
mio lavoro tutti i giorni? L'arte pubblica è problematica. I
graffiti così come li conosciamo oggi vengono dagli USA e non è un
caso, è da li che viene l'idea contemporanea dell'individualismo
sfrenato. Fino a pochi decenni fa in Europa era difficilmente
immaginabile l'idea di uscire e imporre il proprio nome o la propria
arte al resto della società. Esistevano scritte politiche, di
protesta che interessavano tutta la società. Oppure si scriveva W
COPPI. Noi più vecchi che veniamo comunque dai graffiti anche se
forse ci stavano stretti, facciamo parte di una generazione che paga
le conseguenze di una sempre maggiore individualizzazione della
società e al tempo stesso di una sempre maggiore perdita
d'importanza delle arti visive nelle scuole e nell'ambito pubblico.
Ricordo benissimo la mia frustrazione alle elementari e alle medie in
cui le ore di arte erano meno importanti di quelle di religione. La
scoperta dei graffiti è stata una salvezza per me. Il muralismo è
stato inglobato in quella che voi chiamate “street art” negli
ultimi anni e questo ha fatto si che molti illustratori e decoratori
entrassero nel giro e che quindi questo diventasse più accettabile e
così si sono moltiplicati i festival. Forse è questo quello che
intendi con “street art istituzzinalizzata”. Comunque andando a
parlare di arte nel vero senso del termine il problema è che finito
il periodo d'avanguardia in cui poche persone erano parte del
movimento, la tecnica era un fattore assolutamente secondario e la
qualità veniva fuori in modo quasi naturale, oggi è tutto più
stratificato e complesso, più patinato e meno interessante forse. Ci
sarebbe assolutamente bisogno di fare un qualche tipo di selezione,
l'anarchia completa non può funzionare. Oggi chiunque si può
autoproclamare il migliore, dire che faceva muri nel 1922 e cose del
genere come accade sempre più spesso. Purtroppo chi si occupa di
questi eventi molte volte ha la preparazione artistica di un esperto
di cocktails. Io comunque sono sempre stato un outsider nel giro e
tutto questo mi interessa sempre meno o almeno da esterno.
5) Come valuti questa tendenza a partire
dai tuoi lavori e dalla tua esperienza personale?
Non capisco la domanda!